Primo Elemento

di Amarilli Novel

Nelle notti d’estate Primo Elemento nuotava con la luna. Appena la vedeva lassù, sospesa tra stelle spensierate, usciva scalzo e camminava nel silenzio della sua via fatta di case e di sonno.

Erano leggeri i suoi passi, solo un orecchio allenato avrebbe saputo percepirli e l’andatura era sciolta, come di un bimbo in gita al museo di scienze naturali.

I lampioni erano contenti d’illuminare quella compagnia di gambe leggiadre. Le fronde degli alberi volteggiavano in segno di saluto.

Il lago era piccino, ma Primo Elemento sapeva farlo diventare oceano con la sua immaginazione rampicante. Appena vedeva spuntare un pezzettino di notte in cielo, il lago era felice: sapeva che sarebbe presto diventato grande.

A un passo dall’acqua Primo Elemento si toglieva i vestiti, perché non servivano, non erano mai serviti. Poi s’immergeva.

Che suono sprigionava l’acqua a contatto con il suo corpo! Era come un foglio di carta appallottolato da dita curiose. Era come la risata d’invisibili creature.

Forse fu perché la luna era vicina o perché la natura era lussureggiante più di ora. Forse perché c’era bisogno di un profumo nuovo.

Così finì il tempo di Primo Elemento da solo: dall’unghia del suo pollice destro spuntò un pesciolino argenteo e sottile. Dall’indice si fece avanti con forza un secondo esserino. Tre ne uscirono dal mignolo, anulare e medio nello stesso istante. Negli occhi avevano distillato d’amore incontaminato. 

“Benvenuti” disse loro Primo Elemento.

I pesciolini sapevano ridere con lo sguardo.

“Non importa da dove venite, la riservatezza ha un buon odore”.

E i loro occhi splendevano.

“Non importa dove andrete, sono tante le strade che io non percorrerò”.

E i loro occhi luccicavano.

“La mia vita da oggi è vostra”.

E le loro pinne danzavano con l’acqua.

Aprirono le bocche e ne uscirono perle color turchese.

Primo Elemento prese una foglia di tifa che cresceva a bordo del lago e legò le perle assieme. Erano dure, eterne. Le appoggiò sul collo.

“Grazie” disse. 

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